Wit Szostak

 

Gli aruspici

Maciej e Błażej sono due fratelli in fuga. Maciej fugge dal mondo dell'arte che lo ha eletto profeta. Błażej fugge dal mondo esterno ed è muto per scelta da più di vent'anni, deciso a parlare solo con sé stesso.

La loro meta è una stazione abbandonata, un luogo che ha cessato di essere collegamento e che per loro è diventata casa. Isolata, geograficamente e simbolicamente, da tutto quello che rifuggono.

Con una storia che si svela a strati, Wit Szostak ci presenta un romanzo filosofico sull'interiorità, sulla fuga e costruito attorno a due domande ataviche: fino a quando si può fuggire? Fin dove ci si può nascondere?

 


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Selling points

  • Premi e critica

    Uno degli autori contemporanei più amati dai critici, finalista al premio Paszport Polityka nel 2015

  • Incursioni filosofiche

    Un romanzo sulla fuga, sul non-luogo e sull’incomunicabilità, scritto da un filosofo e docente di etica.

  • Sulla storia...

    Un romanzo che parte da lontano per toccare temi reali: l’abbandono del padre, i pericoli del successo, la paura del giudizio altrui.

Cosa ne ha detto la stampa

Szostak scrive in modo splendido di come non facciamo altro che cancellare qualcosa e costruire ordini nuovi, e di come tutti noi siamo eternamente in viaggio con un ingombrante bagaglio di ricordi e sentimenti. È in qualche modo un romanzo sulla mitologizzazione delle nostre esistenze, la storia di un vagabondaggio tra una Troia e un’Itaca private.

Jarosław Czechowicz Krytycznym okiem

Nel suo ultimo libro Szostak parla di questioni elementari: la fuga dal mondo e da sé stessi, la mancanza di comprensione tra le persone, le varie forme di solitudine e soprattutto sui problemi con la difficoltà nell’esprimere a parole queste esperienze. Szostak cerca una nuova via d’accesso a questi temi complicando il racconto. Ed è uno sforzo artistico -puramente artistico, e così raramente affrontato oggi- che va apprezzato.

 

Dariusz Nowacki Gazeta Wyborcza